TAMARO:
un'esperienza di Chiesa
Di Gianni Ballabio
Il Papa l'ha presentata come una Santa giovane: è morta a 24 anni. Da
sempre si è appassionata di Gesù e della Chiesa fino a diventare
santa. Non una santa irraggiungibile, ma quotidiana, che ha fatto delle piccole
cose un motivo per crescere nell'amore di Gesù. Dalla giovinezza di Teresina
sprigiona il suo entusiasmo per il Signore, la forte sensibilità con
cui ha vissuto l'amore, l'audacia non illusoria dei suoi grandi progetti. Voleva
essere tutto, non perché fosse vanitosa o orgogliosa, ma perché
l'amore, quando c'è, ha grandi progetti. Con il fascino della sua santità
essa conferma che Dio concede anche ai giovani con abbondanza i tesori della
sua sapienza". Così don Carmelo Andreatta ha salutato ragazzi e
giovani, sabato 14 giugno sul Tamaro, fedeli all'appuntamento che si rinnova
ogni anno, dal 1984. Da quando il Papa venne in mezzo a noi e benedisse la statua
della Vergine, poi portata lassù, in alto, al centro del Ticino, per
ricordare. Una giornata, quest'anno, con un'amica speciale: Santa Teresa di
Lisieux, di cui ricorre, il prossimo 30 settembre, il centenario della morte.
Il Papa l'ha proposta come modello nel suo messaggio per la XII Giornata mondiale
della Gioventù: "È una Santa giovane, che ripropone oggi
questo semplice e significativo annunzio, colmo di gratitudine e di stupore:
Dio è amore; ogni persona è amata da Dio, il quale attende di
essere accolto e amato da tutti". Con un invito chiaro: "percorrete
con lei la via umile e semplice della maturità cristiana, alla scuola
del Vangelo. Restate con lei nel cuore della Chiesa, vivendo radicalmente la
scelta per Cristo".
INIZIARE L'ESTATE CON IL PIEDE GIUSTO
La piccola grande santa è stata l'apripista e la guida della giornata.
Ma perché salire al Tamaro? Ascoltiamo loro, giovani e ragazzi: "Avevo
voglia di incontrare gli amici e qui ho sempre trovato tantissima amicizia.
Il brutto tempo non ferma queste cose; può piovere o fare tutto quello
che vuole, ma l'amicizia è l'amicizia". "Sono qua al Tamaro
perché per me è un appuntamento importante. Ho la possibilità
di incontrare il Vescovo, di ascoltare, di incontrare tanti giovani. Posso vivere
con loro una giornata non solo interessante, ma ricca di contenuti. E poi il
Tamaro è un modo per finire bene l'intensità di appuntamenti e
impegni. Salire quassù per questa giornata significa iniziare l'estate
con il piede giusto". "Sono venuta al Tamaro perché trovo questa
esperienza molto importante per formare la Chiesa e per ritrovare un'altra volta
Gesù. Sono salita a piedi: c'è stata una riflessione su santa
Teresa e ho avuto dei piccoli momenti di conversione durante il cammino. Alla
fine, quando sono arrivata, ho trovato la Chiesa, dove poter condividere la
mia esperienza insieme agli altri. Questo è fantastico". Con i giovani
c'era il Vescovo. Li ha salutati sul mezzogiorno, prima della recita dell'Angelus.
"Grazie per aver risposto all'invito. Siete persone vive e vivificanti.
Siete la Chiesa". E ha subito aggiunto. "Siamo tutti amore come Teresa".
AMARE SEMPRE
"Vorrei che tutti i giovani del mondo la conoscessero", ha detto suor
Mara, carmelitana, aprendo le testimonianze nel pomeriggio. "Averla conosciuta
è stata una grazia; ho incontrato una sorella maggiore, una presenza
viva, un'amica cara". Eppure le coordinate della sua vita (nasce il 2 gennaio
1873, entra nel Carmelo di Lisieux il 9 aprile 1888, fa la solenne professione
religiosa l'8 settembre 1890, muore il 30 settembre 1897, a soli 24 anni), sono
estremamente semplici. Nulla, proprio nulla, di particolare. "È
vissuta nel nascondimento in un piccolo monastero e le sue consorelle, quando
è morta, non sapevano cosa scrivere di lei". Il suo invito è
chiaro: "ci insegna l'abbandono e a amare sempre. Ci insegna che non è
importante quello che facciamo, ma questo desiderio grande di amore. Un amore
che dobbiamo vivere là dove ci troviamo, nella scuola, in famiglia, ovunque,
perché poi si possa diffondere in tutto il mondo". Ha aggiunto ancora
suor Mara: "ci dice di non aver paura delle difficoltà e di bruciare
nel grande amore di Gesù tutte le nostre debolezze". Un insegnamento
concretissimo: "vivere l'amore è sorridere a chi non si vorrebbe;
tacere, quando ci piacerebbe parlare; dire una parola, quando si preferirebbe
il silenzio". Anche per Giorgio, che lo scorso 8 dicembre ha iniziato il
noviziato nel Carmelo di Concisa a Trezzo d'Adda, l'incontro con la piccola
Teresa è stato determinante. "Mi ha dato la forza di entrare in
seminario e poi nel Carmelo". Eppure "avevo lasciato la Chiesa, mi
ero preso le mie libertà e avevo fatto i miei sbagli. Poi l'incontro
con la santa, la lettura della Storia di un'anima, la scopertine/coperta decisiva: non
dobbiamo dare noi, ma lasciarci trascinare dalla grazia del suo amore".
QUANDO IL DOLORE GENERA SPERANZA
Anna e Marco, due giovani sposi di Breganzona, hanno incontrato la piccola Teresa
sulla strada della croce, nel buio del dolore e nel silenzio, che corrode la
speranza. La loro testimonianza, prima della celebrazione dell'Eucaristia, nel
pomeriggio, è stata quella dei dolore che sfocia nella luce. "Tutto
sembrava esaudito; l'amore, il lavoro, la famiglia, l'attesa di una bambina,
nella gioia di sentirci collaboratori di Dio. Eravamo felici". Ma "Maria
Chiara nasce morta al quinto mese di gravidanza". È il suo papà,
dopo averla accarezzata, ammirata e cullata, comunicò alla mamma che
si trattava di una bellissima bambina, con le manine e i piedini lunghi e affusolati
come il papà e il nasino e il musetto come la sua mamma". Dolore
straziante: "l'ho portata a casa per stare con lei almeno fino ai funerali.
La mia fede diventava sempre più flebile". Le domande diventano
amare, gravi, pesanti. Su questa strada di dolore Anna e Marco incontrano Santa
Teresa nell'ambito del Gruppo giovani della parrocchia del Cristo Risorto a
Lugano. Le risposte arrivano proprio da lei e rinasce la fiducia. "Ci siamo
sentiti interpellati. Quanto avremmo preferito avere con noi la nostra piccolina,
ma è Dio che sceglie e noi cerchiamo di preferire quello che vuole lui".
E ancora: "Dio non ha bisogno che gli diamo un nuovo fiore. Vuole che noi
soffriamo e amiamo". Rinasce la speranza: "sicuramente Dio ha già
un bel progetto su di noi". Il dolore? "Bisogna esserci per sapere".
Alla santa di Lisieux si è ricollegato anche il Vescovo, nella sua omelia,
partendo da un significativo momento biografico. "L'8 novembre di centodieci
anni fa, nel 1887, due fanciulle, ricche della loro giovinezza e entusiaste
della bellezza del creato che le circondava, partivano da Lucerna con il loro
papà, il signor Louis Martin e, attraverso il San Gottardo, raggiungevano
Milano, dove pregavano sulla tomba di San Carlo e poi salivano fino alla Madonnina
del Duomo. Proseguendo il loro viaggio, giungevano la sera del 13 novembre a
Roma. Il loro soggiorno romano durò sei giorni e culminò nell'udienza
con il Papa, Leone XIII, la domenica 20 novembre. Durante l'udienza, disobbedendo
alle prescrizioni, una delle due fanciulle si rivolse direttamente al Papa,
chiedendo il permesso di entrare al Carmelo a solo quindici anni".
L'EROISMO DELLE PICCOLE COSE
"Quella fanciulla si chiamava Teresa: una giovane giunta a Dio attraverso
una vita intensamente generosa. Giunta alla più luminosa santità
per mezzo di piccolissimi sacrifici: piccolissimi ed insieme grandissimi, per
la loro modestia e umiltà. La sua vita nascosta è una lezione
dalla quale si rileva senza fatica una nuova concezione dell'eroismo dei santi.
Niente fenomeni straordinari e miracolosi, ma la mortificazione silenziosa e
continua di una vita di dedizione, di fedeltà al Signore nei doveri quotidiani,
senza rumore, senza consolazione, cercando l'eroismo nelle piccole cose, il
cui valore, agli occhi di Dio, è immenso". Santa di ieri e santa
di oggi: "la Chiesa, guidata dallo Spirito, ha saputo discernere subito
la sua grandezza. Così S. Pio X l'aveva designata, la più grande
santa dei tempi moderni; e Pio XII l'aveva proclamata, patrona delle missioni".
Una santa "accostata ai grandi come Agostino, Francesco d'Assisi, Tommaso
d'Aquino. Ci insegna che nella vita non conta il fare, ma l'essere; non conta
l'importanza umana di quello che facciamo, ma l'amore con cui sappiamo trasformare
il nostro quotidiano. Ci dice che la povertà è riporre in Dio
la nostra fiducia e ci aiuta a scopertine/coprire la vera libertà e la gioia di
vivere da trasmettere agli altri con il nostro amore".
IL CUORE VERSO PARIGI
Teresa e i giovani. "È una santa eccezionale, mi è rimasta
impressa. Bisogna proprio farsi piccoli piccoli, così Gesù viene,
ci prende nelle sue braccia e ci porta sempre più vicino a lui".
"Sinceramente è la prima volta che ne sento parlare. Vedo che aveva
tanta voglia di vivere anche lei. È un simbolo forte per tutti".
'La santità? E' una cosa lontana, una cosa impossibile, q u a s i . Però
santa Teresa ha proprio ragione; prima bisogna fare nel piccolo, per poi fare
nel grande". Sul Tamaro si è parlato anche di Parigi, per l'appuntamento
di metà agosto. Con il Papa. La proposta è rivolta a tutti: basta
essere tra i 18 e i 35 anni. Ne ha parlato Luca Brunoni, delegato svizzero al
Forum, dove si riuniranno i giovani rappresentanti di tutto il mondo. La sua
testimonianza è stata una ventata di speranza: "sta nascendo una
grande comunione tra di noi. È la voglia di ricostruire la nostra Chiesa
svizzera partendo dai giovani". Per Parigi è pronta anche la maglietta
con il logo uscito da uno speciale concorso (giuria DOC: il Vescovo, fra' Roberto,
Armando Boneff, Claudio Mésoniat) che ha premiato Luca Masia, 25 anni,
della Fondazione Diamante di Giubiasco. Questo il logo: un sole e alcuni elementi
a spirale. "Il primo, come simbolo di luce, calore, perno, centro, luogo
di incontro; gli altri come vita, natura, crescita, uomini che sanno ascoltare".
La maglietta (costa solo 15 franchi) è in vendita: basta telefonare al
Segretariato della pastorale giovanile (922.00.18). La giornata guidata dai
canti del gruppo delle Beatitudini, coordinata da don Carmelo e da suor Cristina,
resa cordiale anche dall'ospitalità di Egidio Cattaneo è stata
sintetizzata così dal Vescovo: "Cercate, amate, testimoniate Gesù".
Con l'aggiunta: " in santa Teresa abbiamo visto Gesù, ora lo dobbiamo
far vedere agli altri con la nostra vita". Mentre si cominciava a scendere,
le risposte avevano il sapore dell'entusiasmo. "Il Tamaro è la bellezza
dell'incontro. Più di una volta mi è successo che una telefonata,
una lettera, una visita mi hanno aiutato a superare una difficoltà, a
non vedere più la mia tristezza, ad aprirmi all'altro. È un'esperienza
molta bella. Scopertine/coprire che Dio mi ama attraverso l'altro". "I santi
ci fanno capire che la fede è una cosa importante. Con la fede hanno
trovato la gioia di vivere e di amare". "Nel momento in cui l'ho incontrato,
il Signore mi ha cambiato la vita, le ha dato un senso, l'ha orientata verso
una dimensione eterna e universale".